Esperimenti di Wireless Ethernet con il LANCOM L-11
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Probabilmente sto violando qualche copyright ma penso che nessuno se la prenda a male.
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Il bridge wireless L-11 di Elsa è un dispositivo simpatico, che con un costo
contenuto (attorno al milione la base station stessa più circa mezzo milione di lire per
scheda wireless) permette di mettere in piedi una rete senza fili secondo il nuovo standard 802.11b.
Le applicazioni sono molteplici, e limitate solo dalla fantasia: per esempio nel campo dell'automazione
industriale si possono allestire dei PC posti su carrelli mobili, oppure in ambienti dove non è
possibile o non economico posare cablaggi si può creare una vera LAN, e spostare le macchine in ogni
istante senza problemi. Si possono anche unire fra loro delle LAN convenzionali su cavo che si trovano
in edifici separati da strade dove non si possono fare scavi.
Le funzionalità supportate da questo specifico prodotto si sprecano; nelle applicazioni
concrete mi è capitato di usarne sempre un limitato sottoinsieme, in ogni caso mi sembra corretto
elencarne almeno qualcuna: possibilità di crittazione dei dati con protocollo WEP; server DCHP
a bordo(!); filtraggio dei pacchetti; scelta fra 13 canali; etc...
È possibile gestire remotamente i dispositivi via SNMP in maniera sicura, utilizzando il client
di configurazione fornito sul CD originale in dotazione, oppure anche tramite interfaccia Web,
grazie al server HTTP integrato.
Il firmware a bordo è su Flash ROM, cosa che garantisce un facile aggiornamento con le versioni
di firmware aggiornate disponibili sul sito del produttore.
Inoltre non è necessario pagare alcun canone o concessione ministeriale per l'uso delle
frequenze.
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Come dicevo si possono acquistare due (o più) base stations, collegarne ciascuna ad un segmento
Ethernet classico (su cavo) e collegare i due segmenti. Questa è l'applicazione in cui ho impiegato
io gli apparati.
La mia esperienza personale con questi dispoitivi è molto positiva: situando gli apparati sul tetto
di due edifici distanti (in linea
d'aria) 200-250 metri, assicurandoci che i due apparati "si vedano", ossia siano otticamente raggiungibili
l'un l'altro senza ostacoli, e proteggendoli dagli agenti atmosferici mediante opportuni inscatolamenti,
ho unito due segmenti Ethernet posti in edifici separati dalla presenza di un paio di strade e di altri edifici
(ovviamente non più alti di quelli sui cui tetti sono poste le base stations).
In caso di condizioni non ottimali, la velocità di trasmissione degrada in 4 o 5 passi a seconda delle
distanze e della presenza di disturbi; i dispositivi stessi sono in grado di negoziare automaticamente un fall-back
verso una velocità di comunicazione sostenibile per tutti nelle condizioni correnti.
Nelle condizioni descritte sopra, i dispositivi raggiungono agevolmente la velocità massima, che è
di 11 Mbps, in grado di fornire prestazioni senz'altro comparabili con quelle di una classica Ethernet a 10Mbps su cavo.
Una caratteristica limitante è purtroppo la mancanza di una antenna rimovibile, cosa che aiuterebbe
nei casi in cui si voglia, tramite prolunga, allontanare l'antenna dalla base station per posizionarla all'aperto.
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Per connettere due o più segmenti Ethernet è necessario attivare il roaming, cosa che sembra
banale (e in effetti lo è, basta attivare le checkbox della finestra rappresentata qui sotto a sinistra
e dare a ciascuna base station gli indirizzi MAC giusti delle altre, cosa che si può fare nella seconda
finestra qui sotto riportata), salvo che a causa di una lieve mancanza della documentazione,
non viene detto da nessuna parte che gli indirizzi MAC da usare non sono quelli stampati sulle etichette poste sotto
la base station (come uno penserebbe), sono invece quelli stampati su delle etichette poste sul modulo di trasmissione
infilato nella base station (la sporgenza nera che appare nella parte alta della base station, nella foto
all'inizio di questo articolo), etichette che per essere lette richiedono che il modulo venga estratto, cosa che uno mai
e poi mai farebbe a meno che non sia esplicitamente indicato sul manuale, per paura di danneggiare l'apparato.
Per la cronaca tale modulo di trasmissione si rivela essere in realtà una scheda PCMCIA, non dissimile dalle
schede Wireless AirLancer per portatili disponibili dalla stessa azienda per la stessa tecnologia.
Le etichette poste sotto la base station indicano invece l'indirizzo MAC dell'interfaccia Ethernet su cavo
del dispositivo, è infatti evidente che il dispositivo ha due interfacce (una su cavo e una wireless) fra
le quali espleta le sue funzioni di brige. Una volta che uno sa che le etichette sono due, e soprattutto dove
andare a cercare la seconda, tutto è chiaro.
Il mistero è stato chiarito in un paio di conversazioni con il servizio tecnico di ELSA, i cui operatori
sono stati all'inizio un po' spiazzati dal problema (probabilmente finora non hanno avuto molti casi di questo
specifico tipo), ma poi hanno reagito bene individuando la causa delle difficoltà, in ogni caso sempre
mostrandosi disponibili e competenti.
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Daniele Paolo Scarpazza
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