Mi guardo bene dal dichiararmi un esperto in materia, tuttavia, dato che sull'argomento ho più volte sentito circolare le convinzioni più astruse, che vanno fra il dogma religioso e le credenze medioevali, mi sembrava doveroso dire due parole di buon senso sull'argomento batterie ricaricabili. Questo articolo lo avevo già promesso a "Nature", "Scientific American" e all' "IEEE Circuits and Systems Journal" ma, potendo avvalermi delle prestigiose pagine di questo sito, ho immediatamente disdetto la collaborazione con le mediocri riviste succitate. Peraltro ho la garanzia quasi completa che l'articolo non lo leggerà nessuno, che mi autorizza a sparare castronate copiosamente e in allegria.
Le celle non si possono fare in tutti i voltaggi
Supponiamo di prendere una corda di chitarra e di variarne la tensione a piacere
entro un certo ragionevole intervallo: la frequenza della nota emessa varierà
entro un corrispondente intervallo. Questo è un esempio in cui variando alcuni
parametri si possono ottenere tutti i valori di un certo intervallo: fissata
una qualsiasi frequenza nell'intervallo consentito, posso cambiare la tensione
della corda fino ad ottenerla (e questo è ciò che si fa in pratica quando si accorda
la chitarra).
Questa possibilità di variazione in modo continuo NON SI APPLICA alle tensioni delle
batterie: la tensione generata da una cella in condizioni ideali (cioè a meno di fenomeni
di cui non parliamo qui) è FISSA e non c'è modo di variarla, per esempio, variando parametri
dimensionali, cioè facendo la pila più grossa o più piccola.
Facciamo un esempio: vogliamo sapere qual è la tensione generata da una cella al Nickel-Cadmio.
Andiamo a prendere la tavola periodica degli elementi e cerchiamo "energia di prima ionizzazione"
Per il Nickel vale 7.63 eV, per il Cadmio vale 8.99. Pigliamo la magolatrice e digitando 8.99 - 7.63
otteniamo 1.36, che è il valore di una pila NiCd ideale. Per la cronaca si tratta delle celle
che si comprano al negozio e che vengono date per 1.2 V nominali; in pratica se le caricate
copletamente ottenete (a vuoto) misure attorno a 1.33-1.35 V (come in seguito).
Visto che avete sottomano la tavola periodica (cliccate qui per la versione completa),
potete "giocare" a costruire idealmente un gran numero
di batterie basate su questo e quell'elemento e vedere che tensione darebbe la batteria.
In realtà la questione è più complessa di come la sto esponendo, tuttavia l'esempio motiva molto
bene la ragione per cui le batterie sono disponibili soltanto a un insieme FINITO di voltaggi
DISCRETI e non a tutti i voltaggi.
E' chiaro che mettendo in serie celle di un certo voltaggio, posso ottenere tutti i multipli
di quel voltaggio; mettendo in serie celle da 1.2V (nominali) posso ottenere 2.4V, 3.6V,
4.8V, 6.0V, 7.2V, 8.4V, 9.6V, 10.8, 12.0V e così via.
Mettendo insieme due celle la capacità raddoppia?
Bene, vi faccio una domanda: prendiamo 7 celle uguali, da 1.2 V ciascuna e (per comodità usiamo
numeri belli tondi) di 1000 mAh di capacità ciascuna. Le mettiamo in serie. Qual è la tensione
nominale raggiunta dalla batteria complessiva? (tutti in coro) 8.4 V. Facile, mi direte.
E qual è la capacità della batteria risultante? 7000 mAh. NO! SBAGLIATO! (Ho sentito con le mie
orecchie gente che pensava fosse giusto, e che non c'era modo di convincerla del contrario).
Perchè è sbagliato? Perchè ciascuna cella, proprio perchè da 1000 mAh, può fornire una corrente
di 1 A per un'ora, o di mezzo A per 2 ore, o di 2 A per mezz'ora (idealmente). Ma mettendo
in serie le celle, LA CORRENTE ATTRAVERSA TUTTE LE CELLE, ovvero la corrente che attraversa la
batteria complessiva, attraversa prima la cella numero 1, poi la cella numero 2 e così via.
Quindi se la batteria risultante viene usata con un carico che le fa generare 1 A, ciascuna delle
celle che compongono la batteria vengono attraversate da 1 A e quindi durano un'ora.
D'altra parte non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: avete preso 7 celle e avete
già 7-uplicato la tensione, non potete pretendere di 7-uplicare anche la capacità.
Per 7-uplicare la capacità bisogna mettere le celle in parallelo, rinunciando così
a moltiplicare la tensione.
Quanta energia è conservata in una cella?
I più arguti di voi avranno già intuito il vero spirito della domanda: quanti pallini ci posso
sparare con una carica?
Per semplicità faremo i conti con la batteria rappresentata nell'ultima figura, con valori nominali e
in condizioni ideali.
Primo passo: prendiamo la batteria originale del fucile, da 8.4V (nominali), vogliamo calcolarne
l'energia contenuta. Dunque, la capacità C è di 1700 mAh; nota: la capacità1
è definita come
C = I . T (eq. 1)
mentre l'energia/il lavoro sono il prodotto della potenza per il tempo cioè
E = P . T (eq. 2),
mentre la potenza (elettrica) è a sua volta definita come:
P = V . I (eq. 3).
Sostituiamo l'ultima nella penultima e otteniamo che:
E = V . I . T (eq. 4)
e cioè che l'energia spesa è data dal prodotto fra la tensione, la corrente erogata e la durata.
A questo punto raccogliamo il prodotto I . T e lo sostituiamo con la nostra capacità
di cui esso è la definizione nella eq. 1 e otteniamo:
E = V . C (eq. 5).
Bello: abbiamo dimostrato che se moltiplichiamo la tensione per la capacità otteniamo l'energia!
Nel fare questi calcoli abbiamo introdotto numerose semplificazioni2,
in particolare che tutti i valori fossero costanti nel tempo, primo fra tutti la tensione,
cosa che sappiamo non essere vera. Infatti quando stacchiamo la batteria dal caricatore
tocca quasi i 10 V, mentre quando è scarica scende ampiamente sotto i 7 V. Allora quale valore
usiamo? Bisognerebbe fare una prova in laboratorio e fare un grafico preciso dell'andamento di
tensione e corrente ai capi della batteria intanto che si usa il fucile, quindi calcolare direttamente
l'energia integrando il prodotto tensione-corrente sul tempo. Cosa che noi non abbiamo voglia di
fare, ci accontentiamo di quattro conti alla buona, useremo il valore nominale della batteria, cioè
8.4 V e supporremo che sia costante per tutto il tempo dell'uso.
A questo punto il gioco è fatto, convertiamo la capacità in unità internazionali (quindi da milliAmpereOra
a milliAmpereSecondo) moltiplicando per 3600 (il numero di secondi in un'ora):
1 700 mAh . 3 600 s/h = 6 120 000 mAs = 6120 As
e applichiamo la eq. 5:
E = V . C = 8.4 V . 6 120 As = 51 408 J .
Avrete notato che il risultato è in Joule3, guarda caso la stessa unità
di misura in cui si esprime l'energia del pallino. A questo punto non ci resta che supporre una efficienza
del fucile del 50 percento (è una supposizione del tutto arbitraria, se qualcuno avesse dati più precisi
sarò lieto di correggere il calcolo) e cioè metà dell'energia se ne vada in attrito per
muovere gli ingranaggi e nello sfregamento del cilindro lungo la camera e del pallino lungo la canna.
Questo riduce l'energia disponibile a:
Ed = 51 408 J . 0.5 = 25 704 J .
Supponendo una spesa di energia di 1 J per pallino (fucile al limite di legge) potete sparare 25 mila pallini e
rotti con una carica di batteria, valore abbastanza ragionevole secondo il quale, a 800 pallini al minuto
(ritmo di raffica nominale del motore EG1000) si spara per 32 minuti e 7.8 secondi, cioè una buona
mezz'oretta dritto difilato.
Sembra tanto anche a me, probabilmente sono sovrastimati i valori di efficienza del fucile e di tensione media.
Boh, farò esperimenti precisi e vi farò sapere.
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E l'effetto memoria?
Effetto memoria: due parole che sono una commistione di scienza e di fumo (direi nelle proporzioni dell' 1
e del 99 percento rispettivamente). Scientificamente parlando l'effetto memoria è una apparente
diminuzione della capacità, osservata per la prima volta sui moduli
spaziali orbitanti attorno alla terra, dove le batterie vengono caricate (dai pannelli solari durante il
periodo di esposizione al sole) e scaricate (durante il periodo in cui il sole è coperto dalla terra)
sempre esattamente nelle stesse proporzioni.
Come effetto è scientificamente poco riproducibile e c'è poca letteratura a riguardo.
Per il restante 99 percento l'effetto memoria è una buzzword, un richiamo per allodole (sprovveduti),
un espediente per venditori.
Secondo quanto ho letto io (che è in accordo con quanto ho rilevato nel mio piccolo),
la diminuzione di capacità che si sperimenta è dovuta alla sovra-carica delle celle,
molto ben descritto nel documento linkato a fondo pagina.
Resistenza interna
È uno dei parametri più importanti nella scelta di una cella, e tuttavia non viene
dichiarato dai produttori. Sembra quasi che ci sia una corsa al numero più alto (per quanto
riguarda i mAh, un po' come coi MHz nei PC), ma nulla si dice sulla resistenza interna e nemmeno
sul tasso di scarica a vuoto (le NiCd e -pare- ancora di più le NiMH si scaricano anche di qualche
punto percentuale al giorno anche se non utilizzate).
In ogni caso ho spesso sentito vantare questa o quell'altra batteria in modo poco scientifico:
"ah, io ho comprato la tremila mAh e ha uno spunto bestiale". A parte che il concetto di spunto
è tutto da definire, in genere le batterie che a parità di tutto il resto (dimensioni,
metodo costruttivo, materiali, etc.) hanno capacità più elevata hanno anche resistenza
interna più elevata, e quindi tensione utile sul carico più bassa, e cioè, per
così dire, spunto più basso.
Prove sperimentali
Nelle tabelle che seguono sono riportati i risultati di qualche misura che ho fatto sulle celle ricaricabili che ho a disposizione.
Ho misurato anche una cella alcalina, giusto per confronto. Si tratta per lo più di celle AA, ma ho anche un buon numero di celle AAA,
non ho avuto però il tempo di fare le misure. Idem per le batterie di celle per uso fucile. Sarò lieto di provare le vostre
batterie.
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Marca |
Varta | | |
Modello |
Standard | | |
Anno |
2001 | | |
Tipo |
alkalina (non ricaric.) | | |
Capacità |
? | | |
V nominale |
1.5 V | | |
V misurata |
1.666 V | | |
Resistenza interna |
3.2 Ohm | | |
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Marca |
GP | | |
Modello |
1800 | | |
Anno |
2001 | | |
Tipo |
NiMH | | |
Capacità |
1 800 mAh | | |
V nominale |
1.2 V | | |
V misurata |
1.336 V | | |
Resistenza interna |
3.34 Ohm | | |
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| |
Marca |
GP | | |
Modello |
SylvaCharge | | |
Anno |
1997 | | |
Tipo |
NiCd | | |
Capacità |
850 mAh | | |
V nominale |
1.2 V | | |
V misurata |
1.356 V | | |
Resistenza interna |
3.12 Ohm | | |
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Marca |
Sanyo | | |
Modello |
Cadnica | | |
Anno |
2001 | | |
Tipo |
NiCd
7 celle | | |
Capacità |
1 700 mAh | | |
V nominale |
8.4 V
1.2 V / cella | | |
V misurata |
9.36 V
1.337 V / cella | | |
Resistenza interna |
16.97 Ohm
2.42 Ohm / cella | | |
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Osservazioni:
- Col passare del tempo la capacità aumenta - banale: la ricerca scientifica
evolve, aumentando la capacità specifica.
- Con l'aumentare della dimensione delle celle, la resistenza interna diminuisce:
la resistenza interna delle C è minore di quella delle AA, che a sua volta
è minore delle mini-stilo AAA. Questo vale sia per le celle alkaline che per
quelle ricaricabili.
(intuitivo: se la cella è più grossa, c'è più superficie dove le reazioni
possono avvenire).
- ...
Riferimenti:
www.repairfaq.org/ELE/F_NiCd_Battery.html
Note:
- la capacità qui definita è la capacità degli accumulatori (inglese capacity)
da non confondersi con la capacità dei condensatori (inglese capacitance).
- perchè queste moltiplicazioni che coinvolgono il tempo T sono in realtà
semplificazioni di integrali sul tempo. Non lamentatevi dicendo che non sono preciso, altrimenti
riscrivo tutto rigorosamente con gli integrali, così metà dei lettori non capiranno più niente.
E poi vi sparo.
- Per piacere, non dite "giàùl", come pronunciate sempre, ma "giùl", che è
la pronuncia giusta.
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